Il Presidente dell’Inail, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, intervistato dalla testata PuntoSicuro nei primi mesi dell’emergenza Covid-19, ha sottolineato come, pur nella drammaticità dell’emergenza sanitaria, la pandemia abbia messo in luce un modello organizzativo e partecipato di prevenzione che ha consentito dopo la prima fase di lockdown un ritorno progressivo alle attività lavorative garantendo adeguati livelli di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

I protocolli condivisi

È stato possibile applicare questo modello attraverso la sottoscrizione, tra il 2020 e il 2021, di una serie di “protocolli condivisi”, tra Governo e Parti Sociali, per il contrasto e contenimento del nuovo coronavirus in attuazione di una disposizione, presente nel Dpcm dell’11 marzo 2020, che raccomandava, per la gestione dell’emergenza nel mondo del lavoro, intese tra organizzazioni datoriali e sindacali.

Effettivamente, tali protocolli si sono dimostrati nel tempo (il primo risale al mese di marzo 2020) un importantissimo strumento di regolazione e diffusione delle misure anti Covid in ambiente di lavoro.

Tanto importante che questa forma, il protocollo condiviso, è stata utilizzata anche per siglare, nel mese di aprile 2021, specifiche linee di indirizzo per la realizzazione di piani aziendali e l’attivazione di punti di vaccinazione anti Sars- CoV-2 nei luoghi di lavoro.

Il modello organizzativo utilizzato per far fronte alla pandemia da Coronavirus può rappresentare un’esperienza applicabile anche in futuro, utile a migliorare le strategie di prevenzione di infortuni e malattie professionali nei luoghi di lavoro.

Gli obiettivi dei protocolli

Quali sono gli obiettivi e i principali aspetti affrontati in un protocollo condiviso?

Facciamo riferimento all’ultima versione firmata il 6 aprile 2021 e dal titolo Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro”.

Il documento – che segue i precedenti protocolli condivisi sottoscritti il 14 marzo 2020 e il 24 aprile 2020 – contiene “linee guida condivise tra le Parti per agevolare le imprese nell’adozione di protocolli di sicurezza anti-contagio”. Si sottolinea, infatti, che la prosecuzione delle attività produttive può avvenire “solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone che lavorano adeguati livelli di protezione”. 

E la mancata attuazione del Protocollo, che non assicuri adeguati livelli di protezione “determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza”. L’obiettivo prioritario è, dunque, quello di “coniugare la prosecuzione delle attività produttive con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative”.

Il documento, che sottolinea come il virus Sars-Cov-2 debba essere considerato un rischio biologico generico, segnala che le misure restrittive della normativa vigente raccomandano il massimo utilizzo, ove possibile, della modalità di lavoro agile o da remoto, che siano sospese le attività dei reparti aziendali non indispensabili alla produzione, che siano incentivate le operazioni di sanifica- zione nei luoghi di lavoro e che siano assunti protocolli di sicurezza anti-contagio.

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