Il ritorno alla normalità sarà tutt’altro che normale, molti lavoratori continueranno a stare a casa per mesi. In molti casi si alterneranno tra presenza fisica e da remoto, niente riunioni, niente pausa pranzo collettiva, niente pausa sigaretta. In soccorso delle aziende, per garantire il distanziamento, arrivano gli spazi di coworking.

“Dal lavoro del passato al lavoro del futuro”

Nei grattacieli dei big della finanza italiana, anche con l’avvio della fase due, si vede ancora solo qualche luce accesa. E sarà difficile che tutti gli uffici torneranno presto a illuminarsi come prima: il ritorno alla normalità, negli uffici e nelle fabbriche, sarà tutt’altro che normale.

Il dogma continuerà a essere lo stesso: evitare assembramenti. E anche se nella fase due i luoghi di lavoro si ripopoleranno, turni e orari saranno riorganizzati per ridurre al minimo le presenze fisiche. Chi pensava di liberarsi finalmente dalla condizione forzata di smart worker, insomma, si sbaglia …

«Anche chi non riteneva il digitale un elemento strategico, ha subito un’accelerazione forzata», spiega Laura Di Raimondo, direttore generale di Asstel, l’associazione di categoria che dentro Confindustria rappresenta la filiera delle telecomunicazioni, che in questo periodo di emergenza ha garantito la continuità di molti servizi aziendali. I tecnici di rete hanno portato la connessione anche in luoghi critici, per consentire il lavoro da casa. «Ma questa abitudine al digitale andrà oltre l’emergenza», assicura Di Raimondo. «La nuova normalità del lavoro sarà una forma ibrida tra digitale e presenza fisica, con una profonda trasformazione dei modelli organizzativi»

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