Lo smart working, proliferato durante e dopo il lockdown, è stato sicuramente per molti la scoperta di un’opportunità che potrà e dovrà, con i dovuti aggiustamenti, essere replicabile in un futuro prossimo. Secondo un recente sondaggio condotto da IZI in collaborazione con Comin & Partners, l’80% degli italiani in smart working giudica positivamente questa modalità con il 57% che sarebbe disponibile a una formula di lavoro agile parziale post lockdown e il 37% che sarebbe anche disposto a rinunciare a parte del proprio stipendio pur di continuare a lavorare dalla propria abitazione.

In questo periodo fluido di smart working, dove si lavora a casa propria o da remoto, torna necessario cercare di far sentire i colleghi coinvolti in un team, rimettere al centro i collaboratori, coinvolgendoli e spronandoli a essere parte attiva nella vita aziendale. E Filippo Poletti, in un nuovo libro, spiega come fare

A fronte dei vantaggi del lavoro agile, la maggioranza degli smart worker lamenta però la mancanza del contatto umano e dei piccoli rituali quotidiani della office life, dal caffè con i colleghi a una semplice scambio di opinioni.

Va da sé che in questo periodo fluido, dove la vita privata si mescola al lavoro, torna necessario rimettere al centro i collaboratori, coinvolgendoli e spronandoli ad essere parte attiva nella vita aziendale. Lo spiega Filippo Poletti nel nuovo libro Tempo di Iop: Intranet of people, la comunicazione interna come forza per far ripartire le aziende nell’era del coronavirus. «Improvvisamente», nota l’autore, «i professionisti si sono trovati da soli, lontani dai colleghi e dalla routine. Per questa ragione occorre ricreare e rafforzare, grazie alla tecnologia, quel comune sentire che fa di una realtà lavorativa un organismo coeso».

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