Per tre lavoratori italiani su quattro ci saranno cambiamenti notevoli rispetto al “contenuto” del proprio lavoro e per questo motivo un’identica fetta di addetti seguirebbe corsi di formazione anche al di fuori dell’orario di lavoro. Capacità di adattamento, comunicazione digitale e remote management sono invece considerate le competenze fondamentali da sviluppare per affrontare in modo adeguato uno scenario che, nei mesi a venire, sarà verosimilmente ancora molto impattato dalla pandemia.

Dall’Observatory Barometer 2020 realizzato dal Gruppo Cegos coinvolgendo oltre duemila fra professionisti delle Hr e dipendenti di quattro Paesi (Italia, Francia, Germania e Spagna), emergono interessanti indicazioni (seppur note) che riguardano da vicino i responsabili delle risorse umane, oggi più che mai chiamati a dare un contributo di visione nell’economia delle strategie aziendali.

Solo il 30% circa degli addetti possiede, allo stato attuale, le competenze necessarie per rispondere alle nuove sfide aziendali

L’urgenza di rafforzare le soft skill, come si legge nel rapporto, è considerata basilare dal 43% degli intervistati italiani, rispetto al 34% della media europea. Una tendenza significativa, sicuramente influenzata dagli effetti della Covid-19, e soprattutto una necessità che secondo gli esperti va soddisfatta in tempi rapidi all’insegna di una responsabilità sempre più condivisa fra azienda e individuo.

“In questo 2020 – ha osservato in proposito Emanuele Castellani, Ceo di Cegos Italy & Cegos Apac – le soft skill si sono trasformate da capacità essenziali per il futuro a capacità imprescindibili per il presente, e di conseguenza non si può che farle proprie per davvero”. Un cambio di paradigma, se così lo si vuole definire, che si specchia nella mutazione registrata nelle attività di formazione a causa dell’isolamento forzato. L’86% degli specialisti Hr ha infatti adattato i programmi di aggiornamento durante il periodo di lockdown e il 46% ha convertito i corsi in presenza in lezioni online, accettando di fatto la sfida del digital learning in modalità sincrona e sfruttando aule virtuali e la possibilità di replicare consuetudini “fisiche” come l’interazione con il trainer e il confronto con gli altri partecipanti.

Il risultato di questa conversione è sintetizzabile in alcuni numeri: il 77% dei dipendenti intervistati (contro il 64% della media europea) ha frequentato un corso di formazione a distanza e l’80% degli Hr manager è dell’idea che ci sarà un incremento delle attività online anche nei prossimi mesi. La sensazione di fondo è che, come confermato anche da Castellani, “si andrà sempre più verso un utilizzo misto delle due modalità, e quindi verso un approccio che punta a massimizzare i benefici di entrambe”. E questo nonostante la formazione mista in Italia sia al momento la soluzione meno adottata (siamo al 29%) fra le metodologie di formazione utilizzate.

Visualizza intero articolo